Disforia di genere

Cos’è la Disforia di Genere?

Per comprendere la disforia di genere, bisogna sapere che il transgender non è un omosessuale né rientra nel travestitismo.

C'è, ancora oggi, un'enorme confusione, nonostante sia trascorso quasi un secolo da quando il termine “transessualismo” sia apparso per la prima volta nella letteratura scientifica il 1923 con M. Hirschfeld .

In questa prima definizione non venne fatta alcuna distinzione ma fu l'inizio di una evoluzione e comprensione che, purtroppo ancora oggi stenta a diffondersi e che alimenta il pregiudizio

Nel 1953 Harry Benjamin , pioniere degli studi sul transessualismo, lo definì: "normalità biologica con la convinzione di appartenere all’altro sesso e richiesta di riassegnazione sessuale"

Per molto tempo tale condizione è stata considerata espressione di specifica natura psicotica, nevrotica o perversa, tale da essere trattata dal punto di vista psicofarmacologico.

Ma i trattamenti farmacologici e psicoterapici di vario genere non sortiscono alcun effetto e spesso il soggetto si trova costretto all’emarginazione

L'orientamento sessuale della persona transgender è perfettamente eterosessuale.

Desiderano persone del sesso opposto a cui sentono di appartenere, come gli eterosessuali. La sofferenza che sentono riguarda la persistente identificazione con il sesso opposto fin dall’infanzia

Costruire l'identità


Nell’infanzia i ruoli sessuali non sono così determinati e le regole sociali e permettono alle bambine di essere "maschiacci" ed ai bambini di assumere comportamenti femminili.

Nella pubertà la trasformazione fisica definitiva dell’individuo ed il suo ruolo sociale ormai consolidato, confermano e pongono le basi di quello che sarà il comportamento sessuale dell’individuo.


Durante la pubertà, la secrezione ormonale da origine allo sviluppo fisiologico di un soggetto adulto, in cui si accordano il sesso cromosomico, il sesso gonadico ed il sesso fenotipico


Nell’adulto l’identità di genere ed il conseguente comportamento nel ruolo concordante è l'esito graduale dell’ influenza di molteplici fattori che interagiscono tra loro in diverse età e fasi della vita a partire dallo sviluppo embrionale, attraverso un susseguirsi di eventi che coinvolgono determinanti geniche e secrezioni ormonali.


La condizione del trangender, durante l’adolescenza e l’età adulta, combatte questa disconnessione tra l’identità, i loro genitali e la percezione che di loro ha la società, con irrefrenabile ed irrinunciabile esigenza di comportarsi e vivere come una persona appartenente al sesso opposto, che corrisponde al sentimento radicato di identificazione con esso.

È forte e persistente l’identità di genere con un profondo malessere per il loro sesso anatomico e la convinzione di essere nel sesso sbagliato.

Transgender si nasce o si diventa?

Ricerche sperimentali confermano l’esistenza di aree dimorfiche nei due sessi situate nell’ipotalamo, aree definite sexually dimorphic nucleus of the preoptic area (SDN – POA) che nel maschio è 5 /6 volte più grande che nella femmina. O

Studi eseguiti su alcuni transessuali hanno rilevato che transessuali MtF transessuali maschi avevano nuclei della stria terminalis simili a quelli di donne etero-sessuali. È stato postulato anche che il braccio lungo del cromosoma X (Xq28) presenta un locus che influenza l’orientamento sessuale nel maschio

Il ruolo dello psicologo 

Il ruolo dello psicologo è importante nel corso del cammino di adeguamento di sesso.

  1. In fase iniziale diagnostica : per escludere eventuali psicopatologie;
  2. Nella fase del “real life test”, ovvero quando la terapia ormonale comincia a indurre quelle modificazioni del fenotipo portando la persona sperimenta il suo nuovo aspetto fisico nella vita professionale e sociale di tutti i giorni.


Da alcuni decenni i transessuali, uomini e donne, rivolgendosi al medico e attraverso la mediazione giuridica, chiedono una modificazione dei caratteri sessuali e un cambiamento della loro identità anagrafica stabilita all’atto di nascita.


L’attuale normativa, “legge n.164 del 14 aprile 1982 - Norme in materia di rettificazione diattribuzione di sesso” non prevede la consulenza psicologica quale passaggio obbligato all’interno dell’iter di rettificazione anagrafica del sesso.


Il ricorso ad essa è però ormai prassi consolidata, in particolare, l’applicazione dell’art. 2 e prevede la possibilità di acquisizione da parte del giudice istruttore di una consulenza atta ad accertare le condizioni psicosessuali dell’interessato.


Gli interventi psicologici sono da intendere come supporto, quale sostegno complessivo nel percorso verso l’intervento.

Morte da Covid-19: negazione dell’elaborazione del lutto e Disturbo Post Traumatico da Stress

La pandemia Covid-19 ha coinvolto drammaticamente,  circa 122.833 famiglie italiane nella perdita di persone care, cristallizzandole in un perpetuo dolore per l’impossibilità, a causa delle misure restrittive anti-contagio, di vivere ed elaborare adeguatamente il lutto.

La morte di una persona cara, seppur sia una realtà a cui nessuno può eludere, porta ad affrontare un percorso di dolore e sofferenza, che assume caratteristiche soggettive dipendenti dai pensieri, dalle emozioni, dalle percezioni, dalla storia di vita e dal contesto sociale e culturale, proprie del proprio sistema reattivo percettivo.

Quando si perde qualcuno di importante, consegue un cambiamento permanente che necessità di un processo di adattamento e di ristrutturazione del proprio mondo interno, tipico di un’adeguata elaborazione. Tale processo termina in una fase di accettazione e riorganizzazione della nuova realtà e di collocazione affettiva della persona deceduta, in una dimensione interna, meno dolorosa ed utile ad una riapertura dei contatti con il mondo esterno. 

Con il Covid-19 queste possibilità sono state negate a causa di diversi fattori: il repentino peggioramento delle condizioni di salute del familiare che ha contratto il virus, e  la conseguente prognosi infausta; l’impossibilità di poter rimanere accanto ad esso durante la sofferenza e per un ultimo saluto; la mancanza del rito delle esequie e di sostegno sociale, e con esso la possibilità di condividere il dolore, anche con un solo abbraccio di contenimento e vicinanza. Questi fattori hanno impattato in modo rilevante sulla salute psicologica, trascurando l’importanza dell’emozioni, svuotando le vite umane da ogni dignità.

In aggiunta, la diffusione continua e costante di notizie relative ai decessi ed ai contagi, ha  intrappolato in un loop di pensieri ed emozioni che sono diventati il focus centrale dell’esistenza, impedendo di vivere e concentrarsi su altro, dove in altro, sempre a causa del virus, non è stato possibile concentrarsi. 

Dal punto di vista clinico questa esperienza, ha portato a manifestazioni sintomatologiche tipiche del disturbo post traumatico da stress PTDS, il quale si caratterizza per l’aver assistito ad una esperienza traumatica, in questo caso di morte e minaccia di morte, vissuta sia direttamente che indirettamente.

La caratteristiche principali del DSPT riguardano lo sviluppo di una serie di sintomi ansioso-depressivi collegati alla paura, all’evitamento, all’ansia ed al calo del tono dell’umore fino ad arrivare all’anedonia, oltre che alla presenza di sintomi intrusivi, come ricordi, sogni e flashback che insorgono successivamente all’evento traumatico, che possono portare alla completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante. A tal proposito la costante ed intensa diffusione di informazioni di morte e contagi ha avuto la funzione di triggers oltre che da amplificatore per la perpetua minaccia allo stesso trauma, intrappolando in un incubo senza fine.

L’American Psychiatric Association delinea che l’80% di chi presenta un PTSD può manifestare anche altri problemi quali, disturbi del comportamento alimentare, problemi di sonno, somatizzazione, abuso di sostanze e altre dipendenze comportamentali. Ognuno di questi problemi, in ottica Strategica, rappresenta una tentata soluzione, seppur disfunzionale, ad un malessere che non trova  percorsi apparentemente migliori. 

Richiedere l’aiuto di professionisti in grado di trasformare la sofferenza ed attivare strategie adeguate al proprio benessere è la soluzione  che ognuno merita. 

“ Il dolore rovescia la vita, ma può determinare il preludio di una rinascita”

Evitamento: una pseudo-strategia da evitare
Film “Ecce Bombo” di Nanni Moretti (1978)

Si rimane imprigionati nell’insoddisfazione, pur di evitare il semplice fatto che per essere persone serene bisognerebbe compiere proprio quelle scelte che tanto temiamo e schiviamo.

L’evitamento, apparente panacea, rappresenta un rimedio immediato e rassicurante che a breve termine genera sollievo, rispetto all’elevato costo emotivo potenzialmente impiegato nel compiere quella determinata scelta o azione, ma a lungo termine diviene il problema centrale che porta alla proliferazione di una serie di ulteriori limitanti difficoltà.

La sensazione protettiva che si avverte nel rifugio dell’evitamento, rispetto al disagio per le temute ed anticipate conseguenze immaginarie negative, diventa, al contempo, conseguenza di stati emotivi di profonda insoddisfazione, sfiducia e senso di solitudine, interrotti solo da fugaci fantasie verso il futuro, caratterizzate dalla risoluzione, senza alcuno sforzo personale, dei propri problemi.

L’innesco che porta alla perpetuazione evitante risiede nel sistema reattivo percettivo.

Si tratta della modalità con cui ciascun essere umano interpreta e costruisce la propria realtà personale, attribuendo all’ambiente significati e valori sia cognitivi che emotivi singolari.

La percezione di una certa esperienza che viviamo, attiva dei percorsi che dipendono dalle nostre conoscenze e da esperienze precedenti, simili a quella in corso, e ci permette di attribuirle un un significato ben preciso.

Così da realtà oggettiva o di primo ordine, in base alla nostra immagine del mondo, viene trasformata in realtà soggettiva, di secondo ordine. 

Pertanto, laddove l’esperienza, reale o immaginata, di per sé non è né positiva né negativa, il modo in cui noi la percepiamo le dà un significato che condiziona automaticamente il nostro modo di viverla, generando, inevitabilmente, delle reazioni.

La reazione di evitamento in questione riguarda le azioni ma anche il solo pensiero, immediatamente allontanato attraverso peculiari modalità personali. Ne consegue, così, una massiccia carenza nella possibilità di sperimentare momenti di piacere, caratteristica di una vita affettiva piatta.

“ non mi riesce” , non ce la faccio”, “farò un disastro”, “non sono abbastanza” : sono i pensieri che predispongono a rimanere bloccati ma la chiave del cambiamento non è rappresentata dalla consapevolezza di ciò che è limitante, bensì da ciò che la psicoterapia strategica definisce “esperienza emozionale correttiva”, concetto già introdotto nel 1946 dallo psicoanalista F.Alexander.

Il processo di cambiamento avviene sulla base di esperienze concrete, le quali generano emozioni rilevanti, tali da apportare automaticamente delle correzioni rispetto al modo nuovo di percepire il mondo, consentendo, così, di riparare l’effetto negativo delle esperienze precedenti.

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quel che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi”

E. Hemingway
Ben-essere e Sistema immunitario: tra medicina e psicologia

Quante volte la paura delle esperienze di vita, cambiamenti importanti o la disapprovazione di sé e di situazioni che non abbiamo “digerito” hanno portato a veri e propri sintomi fisici perpetui ed inspiegabili, in assenza di comprovate patologie fisiche? 

Dare ascolto al nostro sentire, molto spesso, viene messo in secondo piano per sentirsi apparentemente immuni dalle vicende della vita e poter continuare a considerarsi imbattibili, finendo per compiere un lavoro lento e doloroso di logoramento fisico ed interiore, dimenticando che l’uomo non subisce passivamente gli stimoli esterni, bensì, attraverso una valutazione cognitiva, gli attribuisce un significato che genera risposte fisiologiche, seppur diverse per ognuno.

E' così che il sintomo fisico continua ad essere considerato una realtà fisica tangibile separata dai processi mentali, concepiti, invece, come una sorta di astrazione. 

Tuttavia, è evidenza scientifica nota che ogni emozione si esprima nel corpo attraverso il sistema neurovegetativo ed è merito dei contributi della Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) che, negli ultimi 30 anni, psicologia e medicina hanno trovato un importante punto di incontro, permettendo di determinare in modo scientificamente esaustivo  l’interconnessione mente-corpo.

Come le emozioni finiscono nel corpo

Le emozioni veicolano nel corpo attraverso i neurotrasmettitori, sostanze chimiche prodotte da alcune ghiandole come la pituitaria e surrenale, che si incaricano di trasmettere segnali da un neurone all’altro generando delle risposte.  L’ipotalamo esercita a sua volta un influenza sulla ghiandola sottostante ovvero l’ ipofisi, attraverso altri neurotrasmettitori da esso rilasciati. L’ipotalamo appartiene al sistema nervoso centrale ma, da un punto di vista funzionale, i suoi neuroni sono capaci di ricevere segnali che arrivano sia dalle strutture nervose superiori, sia dalle ghiandole del sistema endocrino. Esso è quindi la sede in cui si verificano le connessioni tra sistema nervoso centrale e sistema endocrino (ormonale).

Tuttavia, stress cronico, carico psicosociale, eventi reali oppure solo immaginati, possono facilitare lo squilibrio dei sistemi: nervoso, immunitario, cardiovascolare, e del metabolismo in generale, rendendo l’organismo maggiormente suscettibile allo sviluppo e/o alla progressione delle malattie. 

Stress e Sistema immunitario HPA

Ciò avviene attraverso L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) ovvero il coordinatore centrale dei sistemi di risposta neuroendocrina allo stress. Tale sistema regola la secrezione dell’ormone corticotropona CRH da parte dell’ipotalamo; dell’ACTH (ormone adrenocorticotropo) da parte dell’ipofisi e del cortisolo da parte delle ghiandole surrenali

Stressors emozionali, sono elaborati nel sistema limbico a livello del nucleo mediale dell????’amigdala e attivavano il nucleo mediale paraventricolare dell’ipotalamo per secernere corticotropina CRH.  Il CRH trasportato nell’ipofisi anteriore induce il rilascio di ormone adrenocorticotropo ACTH, il quale stimola la corteccia surrenalica a rilasciare i glucocorticoidi

Nell’uomo il principale glucocorticoide è il cortisolo, implicato nella modulazione della funzioni cardiovascolari, metabolismo, sistema immunitario e funzioni cerebrali. Glucorticoidi secreti in modo transitorio, aiutano la sopravvivenza poiché mobilizzano l’energia, aumentano il tono cardiovascolare e potenziano l’attività immunitaria, ma l’eccesiva quantità può aumentare il rischio di ipertensione, diabete mellito II, ulcera gastro-duodenale e soppressione immunitaria.

Ridurre lo stress e migliorare il proprio "ben-essere"

Se lo stress provoca una sorta di “depressione-immunitaria” , è  possibile, attraverso la psicoterapia imparare ad autoregolare gli stati emotivi diminuendo la percezione dello stress e generando una maggiore omeostasi psico-fisiologica? 

Ogni trattamento psicoterapico che sia in grado di apportare modificazioni positive ha influenza sul sistema immunitario

Questo è reso possibile poiché la psicoterapia permette di affrontare i blocchi che limitano in modo significativo la capacità di agire e di utilizzare appieno le proprie risorse e conseguentemente soddisfare bisogni e desideri per vivere in "ben-essere". 

Ciò significa, che attraverso un lavoro di accettazione, elaborazione e gestione emotiva si può raggiungere una maggiore omeostasi corporea, nonché scioglimento di tensioni interiori e fisiche.

La psicoterapia strategica, insieme ad altri approcci, si avvale a seconda dei casi, dell’utilizzo di alcune tecniche che partono da un focus sul corporeo per arrivare allo sblocco psicologico costruendo un continuum tra salute psichica e fisica. Tra le tecniche usate in psicoterapia, nell’ottica omeostasi corporea, va data un’importanza cardine al Training Autogeno

Tale tecnica, ideata dal neurologo tedesco J. H Schultz, è finalizzata a raggiungere progressivamente e gradualmente uno stato di regolazione psico-corporea attraverso esercizi che agiscono sui vari distretti muscolari, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e capo volti a produrre una serie di modificazioni spontanee quali: riduzione del ritmo cardiaco, distensione della frequenza respiratoria e rilassamento della muscolatura liscia.

Training significa allenamento. Si tratta di un allenamento graduale che, attraverso la ripetizione si una serie di esercizi particolarmente concatenati,  attivano l’ipotalamo, il quale essendo responsabile della stimolazione del sistema parasimpatico provoca le modificazioni suddette.

Schultz con il termine autogeno, accentua la peculiare possibilità di poterlo fare da se, una volta acquisito attraverso un regolare, assiduo e costante esercizio ripetuto. Il cambiamento che deriva da questa tecnica porta ad un armonioso equilibrio dato da: corpo "caldo" rilassato e disteso e mentefresca”, in grado di permettere alla persona di compiere azioni in condizione di lucida calma. 

Anche le tecniche Bioenergetiche di Lowen agiscono sul corpo risvegliando l’energia profonda dell’organismo e mantenendo uno stretto collegamento tra corpo ed emozioni. Questa integrazione, oltre a consentire alla persona di poter gestire lo stress, è indispensabile all’evoluzione nei vari aspetti della vita poiché permette di vivere in modo completo, pieno e senza costi per la propria salute, le proprie relazioni e la propria identità.

L'assunto di base è che un corpo sano è un corpo fluido e vitale, mentre un corpo rigido, asfittico, bloccato è un corpo che non può provare piacere. 

Un'altra eccellente tecnica è l’ipnosi, il cui pioniere è Milton Erickson. Si tratta di una pratica scientificamente validata, seppur per molti ancora fantascienza,  oggi sempre più presente come strumento di applicazione in vari ambiti psicologici e medici.

In ambito psicologico rappresenta uno strumento efficace nei disturbi psicosomatici e nei sintomi di origine emotiva. In ambito medico viene utilizzata come trattamento del dolore cronico e come analgesico alternativo all’intolleranza farmacologica.

È da sottolineare che ogni persona ha il proprio funzionamento mentale per cui ogni specialista, consapevole e dotato delle proprie conoscenze, cercherà il modo migliore e soprattutto personalizzato per indurre non solo lo stato ipnotico alla persona che si trova davanti, ma qualsiasi stato che possa apportare dei miglioramenti significativi.

“Apprezzare qualcosa di bello da depressi è difficile quanto sentire il profumo di una rosa con il raffreddore “

Lowen

Nulla è puramente psicologico, nulla è puramente chimico, tutto è psico-chimico

Bibliografia

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Il Training Autogeno. Metodo di auto distensione da concentrazione psichica vol1

Il Training Autogeno. Metodo di auto distensione da concentrazione psichica quaderno esercizi

Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata. Il manuale 

Psicoterapia Strategica

Il fatto che un individuo, da tempi leggendari, possa presentare difficoltà che limitino la propria vita non significa che la terapia debba avere tempistiche altrettanto infinite

La Psicoterapia Breve Strategica trae origine dalla teoria della comunicazione, nata in campo antropologico con G. Bateson, dagli sviluppi costruttivisti della teoria cibernetica (H. von Foerster, E. von Glasersfeld) agli studi sull’ipnosi e sulla suggestione di M. Erickson. A P. Watzlawick ed al Mental Research Institute di Palo Alto si deve l’opera di approfondimento e sistematizzazione dei principi teorico-applicativi della comunicazione nei suoi aspetti pragmatici e terapeutici.

"... La psicoterapia non si pone come obiettivo primario di far luce sul passato, che è immutabile, ma è mossa piuttosto dall'insoddisfazione per lo stato in cui attualmente versano le cose e dal desiderio di offrire un futuro migliore. Quale debba essere la portata e la direzione del cambiamento non può saperlo né il paziente né il terapeuta. Si sa però che la situazione presente va cambiata e una volta effettuato un cambiamento, per quanto piccolo, si rendono necessari altri cambiamenti di minor importanza il cui effetto a catena provoca altri cambiamenti più importanti a seconda del potenziale del paziente ..."

M. H. Erikson

L'approccio strategico prepone di far fronte alle difficoltà nel presente soffermandosi su "come" funziona e persiste il problema nel "qui ed ora" anziché sul perché sia originato.

Indagare sul perchè sia originata una difficoltà, ricercando le cause passate, seppur possa avere una funzione razionalizzante non costituisce lo strumento del cambiamento.

Ciò non significa che la terapia strategica sia una terapia volta solo ad estinguere il sintomo, bensì ha una funzione ristrutturante a livello emotivo, cognitivo e comportamentale, poiché sulla base di esperienze concrete cambia il modo di percepire la realtà.

Presupposto di tale approccio è che ognuno di noi costruisce una propria percezione della realtà, prettamente soggettiva, e di conseguenza mette in atto un proprio modo di reagire ad essa in base alle sue opinioni. Ogni realtà cambia a seconda del punto di vista dal quale la si guarda e ciò conduce a reazioni diverse, in base al significato che gli si attribuisce.

Da tali realtà possono originare difficoltà limitanti con conseguenze negative e devastanti a livello di comportamenti, emozioni e sensazioni. In questa ottica le "idee inflazionate" divengono problemi persistenti poiché impongono soluzioni persistenti, che seppur abbiano funzionato in precedenza, non risolvono il problema ma lo complicano.

I disturbi mentali sono concepiti come l’esito di percezioni e reazioni irrigidite nelle relazioni che la persona intrattiene con sé stesso, con gli altri e con il mondo, ovvero l'esito del proprio "Sistema reattivo percettivo"

La terapia strategica, dunque, è sì un approccio breve poiché consente inizialmente di azzerare in tempi brevi la sintomatologia. L'acquisizione di stabilità psichica richiede un'arco esponenziale più vasto tale da considerarla breve a lungo termine. Ciò riguarda soprattutto una serie di disturbi che richiedono di lavorare su più obiettivi.