Evitamento: una pseudo-strategia da evitare
Film “Ecce Bombo” di Nanni Moretti (1978)

Si rimane imprigionati nell’insoddisfazione, pur di evitare il semplice fatto che per essere persone serene bisognerebbe compiere proprio quelle scelte che tanto temiamo e schiviamo.

L’evitamento, apparente panacea, rappresenta un rimedio immediato e rassicurante che a breve termine genera sollievo, rispetto all’elevato costo emotivo potenzialmente impiegato nel compiere quella determinata scelta o azione, ma a lungo termine diviene il problema centrale che porta alla proliferazione di una serie di ulteriori limitanti difficoltà.

La sensazione protettiva che si avverte nel rifugio dell’evitamento, rispetto al disagio per le temute ed anticipate conseguenze immaginarie negative, diventa, al contempo, conseguenza di stati emotivi di profonda insoddisfazione, sfiducia e senso di solitudine, interrotti solo da fugaci fantasie verso il futuro, caratterizzate dalla risoluzione, senza alcuno sforzo personale, dei propri problemi.

L’innesco che porta alla perpetuazione evitante risiede nel sistema reattivo percettivo.

Si tratta della modalità con cui ciascun essere umano interpreta e costruisce la propria realtà personale, attribuendo all’ambiente significati e valori sia cognitivi che emotivi singolari.

La percezione di una certa esperienza che viviamo, attiva dei percorsi che dipendono dalle nostre conoscenze e da esperienze precedenti, simili a quella in corso, e ci permette di attribuirle un un significato ben preciso.

Così da realtà oggettiva o di primo ordine, in base alla nostra immagine del mondo, viene trasformata in realtà soggettiva, di secondo ordine. 

Pertanto, laddove l’esperienza, reale o immaginata, di per sé non è né positiva né negativa, il modo in cui noi la percepiamo le dà un significato che condiziona automaticamente il nostro modo di viverla, generando, inevitabilmente, delle reazioni.

La reazione di evitamento in questione riguarda le azioni ma anche il solo pensiero, immediatamente allontanato attraverso peculiari modalità personali. Ne consegue, così, una massiccia carenza nella possibilità di sperimentare momenti di piacere, caratteristica di una vita affettiva piatta.

“ non mi riesce” , non ce la faccio”, “farò un disastro”, “non sono abbastanza” : sono i pensieri che predispongono a rimanere bloccati ma la chiave del cambiamento non è rappresentata dalla consapevolezza di ciò che è limitante, bensì da ciò che la psicoterapia strategica definisce “esperienza emozionale correttiva”, concetto già introdotto nel 1946 dallo psicoanalista F.Alexander.

Il processo di cambiamento avviene sulla base di esperienze concrete, le quali generano emozioni rilevanti, tali da apportare automaticamente delle correzioni rispetto al modo nuovo di percepire il mondo, consentendo, così, di riparare l’effetto negativo delle esperienze precedenti.

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quel che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi”

E. Hemingway