Psicologo, psicoterapeuta e psichiatra: assonanze dissonanti

La maggior parte delle persone, estranee al settore, indipendentemente dal livello di istruzione, associa allo psicologo l’idea dello “strizza cervelli”, ritrovandosi non solo a equivocare la figura dello stesso con quella dello psicoterapeuta e dello psichiatra, bensì i rispettivi interventi, supponendo cure farmacologiche laddove non rientrano nelle competenze o non sono necessarie e trattamenti falotici durante le famose sedute, collettivamente immaginate su un lettino/chaise longue.

Una verità in tutta questa costruzione offuscata è che tutti i professionisti citati vi faranno sedere. Indipendentemente da dove, “la seduta” è assicurata e non rimarrete in piedi!

Formazione e competenze delle rispettive professioni

Lo psicologo:

  • Laurea Magistrale 5 anni
  • 1 anno di tirocinio post-lauream, obbligatorio, ai fini dell’esame di stato

Lo psicologo non prescrive alcun farmaco! Attraverso colloquio clinico e somministrazione di test com-prende ( dal lat. “cum-prehendere” - “prendere insieme”) il funzionamento della mente, esplicitato attraverso i comportamenti ( verbali - non verbali), le relazioni ed i processi mediante i quali le persone interagiscono nei diversi contesti personali e sociali.

Effettua interventi di diagnosi, supporto, abilitazione e riabilitazione e lavora, inoltre, in ambito preventivo per contribuire al benessere psicologico di individuo, gruppo e comunità ed effettua sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.

Non strizza alcun cervello, non effettua alcuna manovra sullo scalpo e non vi farà del male perchè si occupa di difficoltà di diversa entità.

La figura cui compete invece la prescrizione psicofarmacologica è lo psichiatra

  • Laurea Medicina e Chirurgia 5 anni
  • specializzazione in psichiatria 4 anni

Egli lavora sugli scompensi chimici e fisiologici riducendo la sintomatologia espressa dal paziente, che viene concepita come derivante da uno scompenso a livello fisiologico del sistema nervoso centrale

In modalità diversa, e senza la prescrizione di farmaci, lo psicoterapeuta, erroneamente chiamato psicologo, oltre ad avere in comune con esso la stessa formazione di base, caratterizza il suo intervento su un ventaglio di tecniche che portano alla risoluzione di una problematica, difficoltà e sintomatologia, dalle più semplici alle più complesse. Non solo lavora sul sintomo, ma attiva le risorse del cliente consentendogli di compiere scelte consapevoli nella pienezza ed autonomia del suo essere

  • Laurea Magistrale in psicologia (5 anni)
  • tirocinio post-lauream di 1 anno ai fini Esame di stato EDS ed abilitazione alla professione
  • Specializzazione in psicoterapia di almeno 4 anni con psicoterapia personale e tirocinio annuale in strutture accreditate dal SSN

Un esempio pratico

Supponiamo l’insorgere improvviso di: tachicardia, sudorazione, parestesie ( sensazione di formicolio o intorpidimento), nausea o dolori addominali e tremori, e che il caso fosse isolato, ovvero presentatosi per la prima volta.

La prima cosa che alla maggior parte delle persone verrebbe in mente sarebbe quella di rivolgersi al proprio medico di base e sottoporsi ad una visita. Giusto e saggio!

Una volta esposti i sintomi al vostro medico, egli si sentirebbe nelle condizioni di effettuare un’anamesi approfondita, ovvero raccolta di più informazioni possibili riguardo al vostro stile di vita e sottoporvi giudiziosamente alla misurazione della pressione sanguigna, elettrocardiogramma etc., etc. ...

Supponiamo ancora che i risultati delle indagini mediche fossero positivamente negativi: ottima salute ma che a distanza di tempo, questi sintomi verrebbero a rifarvi visita e voi foste nuovamente propensi a ritornare dal medico, convinti di avere una qualche malattia, “not found”, e che sia lui a suggerirvi di andare da uno psicologo, dopo aver ri-eseguito indagini strumentali.

La maggior parte degli esseri umani preferirebbe uno scompenso cardiaco piuttosto che presentarsi dinnanzi alla figura mitologica con 3 teste e 6 occhi.

“Gap”: “ Io sto bene, sono perfettamente normale, non sono matto, non ci vado dallo psicologo è solo che mi sento male!”.

Il bravo medico non silenzia il paziente prescrivendo le classiche “2 gocce” ma sollecita a rivolgersi allo psicologo, il quale, attraverso uno o più colloqui, sarebbe lì ad accogliere e cogliere il malessere, a cum-prehendere non solo la sintomatologia ma gli aspetti ad essa sottesi, restituendo un senso a quanto stia succedendo ed indicandovi un piano di intervento, accordato insieme. Non prende decisioni per voi, non da consigli in base al proprio punto di vista personale e non effettua interventi senza la vostra partecipazione e consenso.

Lo psichiatra, sulla base dei sintomi espressi prescriverebbe, per far fronte al problema, una cura farmacologica, volta alla riduzione dei sintomi ma interrotta/sospesa, questi si ripresenterebbero.

L’intervento dello psicoterapeuta sarebbe quello di ridurre la sintomatologia, senza prescrizione farmacologica, portando il cliente alla gestione del sintomo, quest’ultimo inteso come comunicazione di una capacità errata e poco funzionale di risolvere un problema, spingendo il portatore di questo in una trappola che si rinforza nel tentativo, sbagliato, di ottenere un risultato. Un individuo, per risolvere un problema, non si accorge del fatto che sta attuando delle soluzioni,  non solo inadeguate, ma che addirittura lo alimentano. Così lo psicoterapeuta attiva la consapevolezza delle proprie modalità comportamentali non adeguate e la capacità di trovare nuove soluzioni, nuove strategie, e flessibilità.

Ognuno di questi professionisti ha un ruolo fondamentale. Approcciarsi olisticamente ad una situazione di malessere permette di condurre una vita pienamente efficente anche nei disturbi psichici più complessi.

Le cure farmacologiche non silenziano le difficoltà che si presentano sul percorso di ognuno ma, in alcune fasi di un malessere ed in alcune particolari patologie, sono necessarie a uscire dalla selva oscura per poter lavorare a livello psicologico.