Violenza sulle donne: Quando l'amore è un epilogo tragico

 Il 25 novembre ricorre, come ogni anno, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Cosa induce a sopportare il crescendo di umiliazioni, angherie domestiche e/o prepotenze pubbliche che possono preludere un tragico epilogo?

La violenza sulle donne non è un fenomeno che si consuma in strada, ma una piaga che ha come scenario le mura domestiche.

Il "vampiro relazionale" è in grado, attraverso l'uso di subdole armi psicologiche, di manipolare ed asservire ai propri desideri.

Il concetto di Femminicidio si diffonde nel 1992 e indica l'uccisione di donne per ragioni misogine

implicando violenza contro le donne mirante ad annientare la soggettività sul piano psicologico, simbolico, economico e sociale, che precede e può condurre all'omicidio.

Nell'assemblea ONU del 1993, la violenza contro le donne è descritta come ogni atto di violenza fondata sul genere che ha come risultato un danno o una sofferenza fisica, psichica o sessuale.

La convenzione di Istanbul del (2011) crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Introducendo, come rilevante, la relazione affettiva tra le due persone, a prescindere da vincoli matrimoniali o familiari.

L'elemento principale di novità è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione.

La Convenzione prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica e richiede, tra le altre cose, la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili. 

Di che tipologia di carnefici si tratta?

La violenza intra-familiare è all'origine della gran parte dei comportamenti violenti.

Crescere in ambienti violenti, umilianti e abusanti porta all’evoluzione di personalità disorganizzate incapaci di stabilire relazioni equilibrate.

"Case studies" evidenziano soggetti con disturbo di personalità antisociale, borderline e paranoide che riperpetuano e vivono la violenza come punizione e liberazione dalla sofferenza subita.

Si chiamano "Gaslighter" e stabiliscono relazioni patologiche con forte dipendenza affettiva mancando di empatia.

Il manipolatore ha bisogno di mantenere la percezione positiva di sé, laddove la vittima ha un forte bisogno di fusione e approvazione.

Nello specifico, esistono tre tipologie di Gaslighter:

L’Affascinante: ossia colui che utilizza come strumento manipolativo le lusinghe e le attenzioni, con lo scopo di avvicinare emotivamente la vittima, carpendone la totale fiducia.

È difficile da identificare come manipolatore, questo perché all’inizio sembrerà essere l’uomo perfetto.

È importante sottolineare che i suoi comportamenti non sono messi in atto per i reali bisogni della compagna ma sono diretti unicamente a soddisfare se stesso e le proprie aspettative.

Attraverso l’adulazione tenderà a scusare le sue mancanze e le sue critiche nei confronti della donna.

Il Bravo ragazzo: ovvero colui che apparentemente sembra interessarsi solo ed esclusivamente al bene della vittima, sostenendola ed incoraggiandola.

In realtà tutto ciò è fatto per soddisfare le proprie necessità, interponendo i propri bisogni a quelli della compagna, riuscendo comunque a dare un’impressione opposta.

Anche questa figura disorienta la vittima poiché si presenta in maniera impeccabile, è innamorato, affidabile e disponibile;

la violenza che mette in atto è subdola e difficile da identificare in breve tempo, quindi sarà accondiscendente con la vittima a parole ma, in realtà, metterà in atto comportamenti freddi e scarsa partecipazione.

Colui che esprime esplicitamente la violenza con aggressività diretta, continue critiche e sarcasmo è L'intimidatore

egli rimprovera  la vittima apertamente, la maltratta e cerca di farla sentire in colpa perchè non si comporta come lui vorrebbe.

La sua intimidazione si basa sull’apocalisse emotiva: urla, offese, minacce di abbandono, tutto ciò per creare insicurezza e creare una trappola più forte.

Molto spesso approfittano di situazioni in cui la vittima non può controbattere, ad esempio durante una cena con amici, così da rendere il tutto ancora peggiore.

 “sei grassa”, “sbagli sempre tutto”, “sei insignificante/fallita”, “non me lo hai detto, lo hai immaginato”, “se ti lascio resterai sola a vita”

Lo scopo è generare una totale dipendenza, attraverso una morte morale.

Il manipolatore affianca la distorsione della realtà e dei ricordi, scusandosi e dicendo che non è successo nulla di sbagliato in modo che

la vittima sia portata a dubitare di se stessa e delle sue facoltà con conseguenze come incubi, scarsa fiducia in se stessa, sensazione di sconcerto e confusione, incapacità di ricordare, sintomi ansiosi, somatici, stati depressivi e di rabbia.

Le vittime di questi crimini violenti pertanto sono solitamente persone fragili e insicure che idealizzano la figura dell'altro.

Paura e senso di colpa sono le leve emotive, insieme al desiderio fusione e alla trappola dell'empatia.

E i meccanismi di difesa come negazione, scissione, e rimozione portano a continuare la vicinanza con "il vampiro".

Come far fronte all'esperienza traumatica?

Sostegno psicologico, psicoterapia e gruppi di auto-aiuto sono fondamentali per la riparazione del trauma  delle esperienze emozionali.

I centri antiviolenza, inoltre, possono essere dotati di case-rifugio con lo scopo di aiutare la donna a ricostruire un progetto di vita concreto che tuteli lei e i figli

Per le segnalazioni è attivo il 1522, il numero verde di pubblica utilità della Rete nazionale

Non aver paura di scegliere, questo non è amore!